Intervista con Giorgio Valerio Galli

 


Giorgio Valerio Galli è l'autore di "Nella morte e nell'amore" e "Il Cacciatore di colori"



Biografia:

Giorgio Valerio Galli è un musicista, compositore e insegnante italiano

Ha collaborato con diverse orchestre.

Inoltre, è autore di libri e ha vinto premi letterari, tra cui il premio "Caravaggio" (1 posto) il premio "romanzi e generi" (1 posto) e il Premio Set Art 2024 (1 posto)

Intervista:
Nina Story Books:
Il titolo del tuo libro è un accostamento forte e intenso. Come hai deciso di legare questi due elementi così opposti? È stato un processo istintivo o avevi già chiaro il messaggio che volevi trasmettere?  

Giorgio Valerio Galli:
L’amore e la Morte sono sicuramente elementi importanti, forse due delle forze più dirompenti e inevitabili che governano il nostro mondo. Sebbene siano due poli ben distinti e, come hai detto tu, opposti, non è però così inusuale che, parlando di una di queste grandi forze, si finisca inevitabilmente per toccare anche l’altra. Personalmente, sono cresciuto con libri o leggende che raccontavano di amori intensi e tragici allo stesso tempo: Lancillotto, Tristano, ma anche Paolo e Francesca, Cyrano o Romeo e Giulietta. Sono esempi di personaggi che amano, soffrono e muoiono proprio a causa del loro amore. La realtà è che la letteratura, da qualunque punto la si voglia osservare, è un continuum ininterrotto di esempi in tal senso: pensiamo a Enea e Didone, Amore e Psiche o ai più moderni Flaubert, Tolstoj, Brontë, Austen e Dostoevskij. In questo, Nella Morte e nell’Amore non fa eccezione: è stato un percorso istintivo, certo, ma dai confini piuttosto chiari e, soprattutto, indotto in una direzione ben precisa. Il tema dell’infelicità, della depressione, della dipendenza, degli incubi e del suicidio si contrappongono a quello dell’amore, della musica e dei ricordi (almeno in principio), ponendo le basi per una domanda fondamentale: cosa resta quando tutto ciò che ci tiene in vita tragicamente scompare? Come Didone, Tristano, Romeo e tanti altri, anche il mio giovane violinista ha dato la sua risposta. 

                                   
Nina Story Books:
Il tuoi personaggi vivono momenti intensi, con emozioni spesso contrastanti. C’è un personaggio che ti ha messo particolarmente alla prova nella scrittura?


Giorgio Valerio Galli:
Sicuramente il violinista di Nella Morte e nell’Amore: con lui è stata una simbiosi particolarmente sofferta, soprattutto quando si è trattato di separare la sua storia dalla mia. E non solo per via del suo lavoro: è un personaggio in cui ho riversato molte delle mie esperienze (alcune rielaborate, altre ben mascherate e alcune mai realmente accadute, ma profondamente temute), che ha vissuto i miei pensieri muovendosi secondo i miei meccanismi più intimi. Ma non volevo che fosse solo il protagonista di una storia da leggere senza empatia: al contrario, volevo che fosse possibile immedesimarsi, stabilire un contatto che potesse rendere la mia storia quella di chiunque, far sentire sulla pelle di ogni lettore il brivido, l’incubo, la paura e la pesantezza di un’infelicità senza sconti. Allo stesso modo, volevo che anche l’amore potesse essere un’isola felice per tutti e che le sensazioni ad esso legate fossero comprensibili e condivisibili. Non so se ci sono riuscito, perché è qualcosa che deve necessariamente far leva su un certo grado di sensibilità e non è detto che un lettore voglia o ricerchi esperienze di questo tipo nelle proprie letture. Con Julie, la protagonista di Il Cacciatore di Colori, è stato più facile: anche in lei albergano molte esperienze e pensieri personali, ma forse il suo personaggio e la sua storia, benché molto forti, toccano meno in profondità quelli che sono i miei segreti più intimi. La verità è che entrambi i personaggi, così come tutti quelli di cui sto ancora scrivendo, vivono di verità esclusivamente mie, ma che tento di rendere comprensibili ed emotivamente accessibili per chiunque.

Nina Story Books:
Scrivere noir significa immergersi nelle sfumature più profonde della mente umana. Qual è l’aspetto che ti affascina di più nel raccontare il lato oscuro delle emozioni?

Giorgio Valerio Galli:
Sicuramente il violinista di Nella Morte e nell’Amore: con lui è stata una simbiosi particolarmente sofferta, soprattutto quando si è trattato di separare la sua storia dalla mia. E non solo per via del suo lavoro: è un personaggio in cui ho riversato molte delle mie esperienze (alcune rielaborate, altre ben mascherate e alcune mai realmente accadute, ma profondamente temute), che ha vissuto i miei pensieri muovendosi secondo i miei meccanismi più intimi. Ma non volevo che fosse solo il protagonista di una storia da leggere senza empatia: al contrario, volevo che fosse possibile immedesimarsi, stabilire un contatto che potesse rendere la mia storia quella di chiunque, far sentire sulla pelle di ogni lettore il brivido, l’incubo, la paura e la pesantezza di un’infelicità senza sconti. Allo stesso modo, volevo che anche l’amore potesse essere un’isola felice per tutti e che le sensazioni ad esso legate fossero comprensibili e condivisibili. Non so se ci sono riuscito, perché è qualcosa che deve necessariamente far leva su un certo grado di sensibilità e non è detto che un lettore voglia o ricerchi esperienze di questo tipo nelle proprie letture. Con Julie, la protagonista di Il Cacciatore di Colori, è stato più facile: anche in lei albergano molte esperienze e pensieri personali, ma forse il suo personaggio e la sua storia, benché molto forti, toccano meno in profondità quelli che sono i miei segreti più intimi. La verità è che entrambi i personaggi, così come tutti quelli di cui sto ancora scrivendo, vivono di verità esclusivamente mie, ma che tento di rendere comprensibili ed emotivamente accessibili per chiunque.

Nina Story Books:
Tu vivi di musica, e il ritmo è parte del tuo modo di vedere il mondo. Hai sentito che la musica ha influenzato il flusso narrativo del romanzo? Magari in certi passaggi hai “sentito” una melodia mentre scrivevi? 

Giorgio Valerio Galli:
Sicuramente lo studio della musica mi ha reso molto più esigente: mi capita spesso di dover rigirare una frase, cambiarla e poi sistemarla di nuovo perché, secondo me, non ha la giusta melodia. Sembra strano, ma una lettura armoniosa sprigiona molto più di semplici parole accostate l’una all’altra: per questo, ogni volta che scrivo, cerco di trovare non solo la parola più giusta per esprimere un determinato concetto, ma anche quella con il numero corretto di sillabe o con l’accento nel posto giusto, affinché la musicalità del verso sia quanto più vicina possibile al mio concetto di armonia. Ovviamente scrivo in prosa, quindi è tutto relativo, ma la mia ricerca è costante e, spesso, la parte più difficile nel terminare un libro è proprio quella della rilettura, quando cerco di dare coerenza non solo ai pensieri e ai concetti, ma anche al suono delle parole che li compongono. Anche la punteggiatura segue lo stesso destino: a volte una virgola è una pausa troppo breve, altre volte troppo lunga, e allora cambio tutto di nuovo e riformulo da capo. In generale, nonostante sia una cosa molto di moda oggigiorno, non vado matto per la prosa eccessivamente asciutta, fatta solo di punti e virgole; non fraintendiamoci, non vado matto nemmeno per le frasi infarcite di narcisismo o di saccenza. Semplicemente, credo che l’italiano sia una lingua ricchissima di sfumature e che un punto e virgola o due punti, a volte, possano svolgere un ruolo più preciso per separare i nostri pensieri. La verità è che ogni libro è un mosaico, almeno per me, e se non badiamo noi a cercare di renderlo il migliore possibile, come possiamo pretendere che possa piacere agli altri?  

Nina Story Books:
I legami affettivi nel romanzo sembrano sempre sospesi tra passione e tormento. Era qualcosa che volevi esplorare consapevolmente o è nato spontaneamente mentre sviluppavi la storia?

Giorgio Valerio Galli:
Come dicevo prima a proposito dell’Amore e della Morte, anche i legami affettivi sono qualcosa di molto complesso: non sono mai univoci e spesso assumono risvolti molto diversi da ciò che crediamo. Sono mutevoli, si rinnovano col tempo o si modificano irrimediabilmente a seconda delle esperienze vissute; si deteriorano o si idealizzano, ma ci accompagnano sempre—consolandoci, pungolandoci o condannandoci, a seconda del ruolo che ricoprono nella nostra vita. Come ogni altro aspetto dell’esistenza, i legami affettivi non sono cristalli immutabili, ma brillano di sfaccettature che toccano vari aspetti del nostro sentire. Nei miei romanzi ho cercato di analizzare la psicologia dei personaggi seguendo questa linea guida: chiamando le cose con il loro nome, ma accettando l’idea che ogni emozione possa trascinarsi dietro altre sensazioni, diverse da quella originaria. Perché ogni pensiero vive di concatenazioni che non sempre seguono un filo logico.  

Nina Story Books:
C’è un senso di inquietudine costante nel libro, un’atmosfera che avvolge la narrazione. Quali strategie hai usato per costruire questa tensione e mantenerla viva fino alla fine?

Giorgio Valerio Galli:
In Nella Morte e nell’Amore volevo creare qualcosa che crescesse di pari passo con i ricordi del protagonista: raccontare la lenta discesa verso l’abisso, rendendo ogni gradino sempre più difficile da sopportare. Credo che sia proprio così che funziona la mente, o almeno in un modo piuttosto simile. Non volevo che la mia storia si limitasse solo a strappare una lacrima, come un articolo di cronaca nera; al contrario, volevo che lasciasse il segno, spingesse chiunque a immedesimarsi nel giovane violinista e, soprattutto, a riflettere seguendo le domande che lui stesso si pone. C’è molta inquietudine, sono d’accordo, ma non è forse presente in tutte le più belle storie d’amore? Perché in fondo, nonostante tutto, è proprio di questo che si tratta: una storia d’amore con un lieto fine pieno di luce—anche se non proprio nel modo in cui ci si potrebbe aspettare.

Nina Story Books:
Sei un violinista, quindi la disciplina e la sensibilità fanno parte del tuo quotidiano. Ti sei mai accorto di somiglianze tra la costruzione di una composizione musicale e quella di una storia?

Giorgio Valerio Galli:
Assolutamente sì. È ciò di cui parlavamo qualche domanda fa. La costruzione di un libro, di una storia, di una musica o di un film richiede molte energie: è raro (forse impossibile) che basti aprire il cuore o la mente e lasciare che le cose prendano la loro strada. Questo può accadere nelle fasi iniziali, quando l’importante è lasciare una traccia sul foglio, raccontare stati d’animo senza badare troppo alla forma e alla coerenza. Ma arriva un momento—necessario in ogni forma d’arte— in cui bisogna intervenire su quanto fatto, modellare la nostra opera secondo canoni irrinunciabili di coerenza, consequenzialità e causa-effetto. Bisogna costruire un inizio, uno svolgimento e una fine, e soprattutto tenere sempre a mente alcune domande fondamentali: qual è la ragione per cui sto scrivendo? Perché la mia storia dovrebbe interessare a qualcuno che neanche conosco? Come posso rendere credibili i miei personaggi? Qual è il messaggio, la morale o il senso di questa storia? Personalmente, penso che qualsiasi opera d’arte debba avere l’onore e l’onere di arricchire coloro che la leggono, la ascoltano, la guardano o la toccano. Perché l’arte è un lavoro, molto più duro di quanto si possa credere. E in quanto artisti, abbiamo il compito di veicolare un messaggio, qualunque esso sia, e di assicurarci con tutte le nostre forze che sia comprensibile alla maggior parte dei nostri fruitori.  

Nina Story Books:
Il tuo libro lascia spazio a emozioni incontrollabili, impulsi improvvisi. Quanto hai lasciato che l’istinto guidasse la scrittura, rispetto a una costruzione più studiata?

Giorgio Valerio Galli:
Credo che l’istinto sia una parte fondamentale in ogni opera d’arte: è la scintilla, l’odore e la sensazione che ci guida nel dare forma alla creta. Ma da solo non può bastare: serve preparazione, esperienza, voglia di mettersi in gioco e tanta umiltà. Soprattutto, serve entusiasmo e una buona dose di perfezionismo. La scrittura non fa eccezione. Spesso mi capita di leggere libri che portano con sé la dicitura “psicologico” quasi fosse un’etichetta alla moda, ma che poi, di realmente psicologico, hanno poco o nulla. Entrare nella testa di un personaggio, dare vita a un pensiero coerente e credibile—anche nella sua più completa incoerenza—richiede un livello di attenzione molto profondo. Basta saltare un passaggio e tutto diventa nebuloso, incomprensibile o, nei casi più disperati, persino risibile e inverosimile. Per cui, sì, l’istinto è essenziale nella creazione di un’opera d’arte, ma a un certo punto deve necessariamente essere imbrigliato per lasciare spazio alla ragione, alla riflessione e alla rilettura dei nostri stati d’animo.  

Nina Story Books:

Tra tutti i tuoi personaggi, ce n’è uno che senti particolarmente vicino a te? Magari qualcuno che, anche inconsciamente, porta qualcosa di tuo nella storia?

Giorgio Valerio Galli:
Non vorrei essere banale, ma ogni personaggio porta qualcosa di me nella sua storia; a volte è qualcosa di molto evidente, altre volte è mascherato o ben nascosto. Ovviamente, per chi mi conosce bene, è più facile scovare i miei camuffamenti, almeno quelli più superficiali. Ma tanto in Julie quanto nel giovane violinista (o ancora in Charlie, Nancy o nel signor Alexei—rispettivamente protagonisti di altre tre storie in corso d’opera) sono presenti aspetti che appartengono al mio modo di ragionare, di emozionarmi o di vivere la vita. Spesso, le nostre creazioni parlano di noi, che ci piaccia o no, e forse è anche per questo che ci ostiniamo a scrivere, cantare, suonare o ballare: perché vogliamo gridare al mondo le nostre esperienze, renderle accessibili a quante più persone possibile, nella speranza—un giorno—di essere davvero compresi.

Nina Story Books:

Ora che questo libro ha preso vita, hai già nuove idee in mente? Qualche progetto che bolle in pentola e di cui puoi darci un’anteprima?

Giorgio Valerio Galli:
Di progetti ne ho parecchi, due dei quali già ultimati e in fase di revisione. Sono storie con una forte impronta psicologica, ma che vertono su aspetti diversi da quelli trattati finora. Se Nella Morte e nell’Amore e Il Cacciatore di Colori hanno affrontato temi come l’amore, la morte, il rapimento e il desiderio di rinascita, questi due nuovi romanzi tratteranno rispettivamente l’emarginazione e la droga, ma in un modo diverso da come ci si potrebbe aspettare. Un altro progetto che bolle in pentola è un romanzo dark fantasy ambientato nell’Europa di fine Seicento, che mescola streghe, vampiri e altre creature con fatti realmente accaduti. È una trama complessa, che attraversa i grandi cambiamenti della Storia: dalla superstizione medievale all’Illuminismo, passando per la Francia in pieno Romanticismo e arrivando al Giappone delle guerre mondiali. Poi ci sono le storie che non ho ancora scritto, ma che hanno già preso forma nella mia testa—e ancora quelle che devo ancora pensare, e che mi auguro possano essere sempre più numerose di quelle che riuscirò a mettere su carta. Insomma, c’è ancora molto da scrivere e, lo spero davvero, molto altro da leggere.

Giorgio Valerio Galli:
Come sempre grazie tante

Nina Story Books:

Grazie anche a te.


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